Donna e compositrice
Renata Zatti nacque il 5 aprile 1932 a Casarsa della Delizia (Friuli, Italia) e morí il 4 settembre 2003 à Bruxelles, in Belgio, dove viveva con la famiglia.
Prima di stabilirsi nel 1968 a Sterrebeek nei pressi di Bruxelles aveva seguito il marito a Kansas City, a Zurigo e a Buenos Aires.
La sua produzione comprende composizioni per pianoforte, organo, flauti, archi, arpa, voci, musica da camera dai differenti organici, lavori didattici, trascrizioni ed è pubblicata in gran parte con le edizioni Pizzicato Verlag Helvetia, Chiola Music Press, Rugginenti, Eurarte, Certosa Verlag .
Nel campo didattico/letterario/musicale Renata Zatti scrisse “Invenzione Musicale”.
Renata Zatti fù collaboratrice nella messa a punto degli strumenti ad arco costruiti nel atelier di liuteria di Amelio Cicuttini (Belgio).
Renata Zatti fu iniziata alla musica, al pianoforte, dalla maestra Wanda Malipiero a Padova.
Nel 1952 si diplomò al Conservatorio “Cesare Pollini” di Padova con Tiberio Tonolli, Bruno Coltro e Arrigo Pedrollo.
Continuò lo studio del pianoforte col professore Luigi Favini nei primi anni ’60 quando si stabilì con le 4 figlie, per motivi di lavoro del marito, per sei anni a Zurigo.
Dopo il trasferimento nel 1966 a Buenos Aires, continuò il perfezionamento in pianoforte con la professoressa Ana Gelber (madre del pianista Bruno Leonardo Gelber).
A Bruxelles a partire dal 1968 sviluppò le sue conoscenze strumentali, fra cui l’organo con Paul Barras ed il violoncello con Chantal Van Rode e si avvicinò alla composizione sotto la guida della Prof. Jenny Solheid del Conservatorio di Bruxelles.
Monografia
Invenzione Musicale
Prefazione di Sergio Durante
Ci si potrà chiedere in quale contesto vada iscritta la biografia artistica di Renata Zatti. Più d’uno, sicuramente. Nello studio di Laura Zattra, singolare per la cura della cronologia e della genesi delle opere, si legge in primo luogo una storia famigliare (e certo di una famiglia non comune), ma anche un significativo spaccato di storia sociale a cavallo fra due epoche – o forse fra due ambiti – molto diversi fra loro. Da un lato, il tempo della rinascita economica italiana del secondo dopoguerra e il mondo delle opportunità offerte ai più validi professionisti italiani, come fu il marito di Renata Zatti, Amelio Cicuttini. Nuovi clerici vagantes dell’industria e della tecnica, questi professionisti si avventuravano nel gran gioco internazionale portando al seguito le famiglie, con gli inevitabili problemi di adattamento ad ambienti diversi, ma con la ricchezza di una rete di relazioni vivace e in continuo accrescimento. D’altro canto, tutto ciò avveniva nel periodo della più radicale emancipazione della donna, a partire dai tardi anni Sessanta del secolo scorso. Nel caso della Zatti si tratta di un’emancipazione tutta personale, vissuta nella riservatezza dell’ambiente domestico piuttosto che nella dimensione politica, ma nondimeno collegata alla permanente problematica della creatività al femminile. Infine ma non da ultimo la vicenda della compositrice, padovana e internazionale insieme, è un frammento di storia musicale del tardo Novecento, non entro gli schemi inveterati di una storiografia ‘eroica’ ma da interpretare nella cornice della musica contemporanea colta in Occidente. Una vicenda che si presenta tanto più interessante se viene letta col gusto per la microstoria, secondo l’assunto che ogni frammento della realtà rispecchia una totalità da intravedere.
Sarebbe banale riassumere o liquidare il caso Zatti entro la categoria del dilettantismo, sia pure di alto livello. In effetti, se il professionismo è definito in termini di autosostentamento economico del compositore, Renata Zatti ne resterebbe fuori. Ne resterebbe fuori anche se fossimo persuasi che i numerosi concorsi di composizione ai quali partecipò senza successo rappresentino davvero la garanzia di una padronanza del mestiere. In realtà, questa compositrice anomala ci pone di fronte a questioni più profonde e che in un certo senso scavalcano la contemporaneità in quanto categoria stilistica: la Zatti, in virtù della sua condizione di moglie e madre nonché di un rapporto coi linguaggi della modernità relativamente tardivo e per certi versi ingenuo, instaura nella propria avventura artistica un rapporto insolitamente diretto con il materiale sonoro e la sua retorica. L’avvicinamento alla composizione si snoda attraverso una ricerca di significato esistenziale nella quale la pratica della scrittura è preceduta dall’acquisizione di una competenza professionale sul violoncello, che si aggiunge al diploma di pianoforte conseguito in gioventù (diploma che, di per sé, sarebbe stato più che sufficiente per l’accesso alla pratica compositiva). Dunque su questo bisogna riflettere: Renata Zatti si muove libera nella laboriosa definizione di un rapporto con il mondo dei suoni. Incontra ad un certo punto anche la composizione ma dopo aver esperito il pianoforte e il violoncello, nonché un significativo rapporto pedagogico-musicale con le figlie. A beneficio del nipote (ma certo anche per una necessaria auto-chiarificazione) stende le riflessioni sulla musica raccolte nel testo L’invenzione musicale. Se non ci si rende conto della particolarità di questo percorso, non sarà possibile apprezzare il senso dell’opera compositiva vera e propria. Tutto ciò non equivale ad un magnifico isolamento nel mondo famigliare, semmai all’inclusione della famiglia nella serie dei fecondi rapporti ‘professionali’ (con gli insegnanti, i mentori e gli esecutori che ebbero a cuore la diffusione della sua musica). È singolare infatti la semplicità con la quale i riscontri al proprio lavoro vengono sollecitati dai famigliari nella convinzione implicita, e peraltro testimoniata dai documenti d’archivio, che il linguaggio deve garantire una comprensibilità universale (e quindi anche una ampia, per quanto nativa, ‘criticabilità’). In tutto ciò appare il segno di una personalità nella quale la passione interiore, che abbraccia in primo luogo la realtà grande del mondo e appena dopo la musica (in quanto suo aspetto prediletto), prevale di gran lunga su considerazioni egoiche e mai tocca preoccupazioni di carriera. Entro questo quadro di riferimento va anche compreso il frequente ritorno della Zatti sulle proprie composizioni o sui materiali preparatori, con versioni differenti (minutamente documentate in questo libro) che da un lato significano un perfezionamento progressivo, una distillazione ‘lenta’ del fare compositivo e dall’altro una sostanziale indifferenza alla produttività in quanto tale. Si tratta di una posizione privilegiata entro l’agone incerto e a tratti spietato della musica contemporanea (sia essa commerciale o colta), una posizione che dovrebbe assicurare alla Zatti un’attenzione proporzionata alla particolarità del caso.
Non si intende ignorare in questa sede la necessità di un giudizio estetico sull’opera musicale, per quanto forse prematuro, ma questo non può che acquisire il suo senso dallo specifico contesto storico-culturale. Il cammino di Renata Zatti prevedeva certamente altre tappe che non le fu possibile compiere: un percorso dunque interrotto prematuramente ma che da un punto di vista meramente tecnico non ha nulla da invidiare al mondo della composizione professionale, mentre da quello della poetica si avvicina ad una metafisica del quotidiano, permeata da una religiosità tanto intensa quanto riservata. Per il resto, per il mondo, l’apprezzamento dell’opera della Zatti è solo ai primi passi. Una delle opere fondamentali, come il Controcanto per piena orchestra attende ancora una prima esecuzione e la maggior parte delle altre meriterà di essere conosciuta senza fretta, attraverso esecuzioni e/o incisioni discografiche improntate alla massima cura dei dettagli. Citando un illustre musicista del passato, Giulio Caccini, mi pare infatti che l’arte contenuta e delicata della Zatti sia tale da “non patire mediocrità”.
Libri
"Il Naufrago" di Amelio Cicuttini
A Renata Zatti,
Donna e Compositrice
"La Traversata" di Renata Zatti, a cura di Amelio Cicuttini
“...gli anni che abbiamo passato insieme
sono volati, sfuggiti
a noi stessi,
sempre a tastoni
cercando tra le cose velate
la nostra”
"Alla Foce" di Amelio Cicuttini
L’abbraccio del mare
tra Ricordi, Canti e Pianti
"Il Filo" di Renata Zatti, a cura di Amelio Cicuttini
...tra le luci e le ombre lungo il filo del proprio destino.